martedì 1 ottobre 2019

curiosità

quando ero piccola e studiavo mi sentivo così incompresa, così frustrata a dover buttare via il mio tempo libero per studiare e basta, a non danzare non suonare non andare a cavallo non dipingere non cantare non leggere non disegnare non fantasticare (cosa in cui ero bravissima) non scrivere .... solo studiare. pensavo "vedranno come diventerò magra e pallida....morirò su questi libri del cavolo dove si studiano solo cose morte" alludendo ai miei genitori che avevano voluto per me  quello che non avevano avuto loro.
avevo fatto un muro vero e proprio tra me e i miei pensieri e il mio essere da una parte, e quello che

dovevo sapere, dall'altra. quel che leggevo lo ritenevo per il tempo di un mattino, poi si volatilizzava come un soffio nello zucchero a velo.... anche se spesso tornavano le nozioni immagazzinate a molestarmi a caso.... affollavano il mio cervello riottoso come foglie secche senza forma, accartocciati uno sull'altro spesso agganciati per un lembo un piccolo che si unisce ad un altro con cui non aveva nessun legame, facendomi fare una confusione che ancora più spesso mi ammutoliva. rimanevo davanti ai prof ascoltando le foglie-pensieri che mi turbinavano in testa e si ammassavano cercando di entrare disordinatamente nel canale del pensiero logico dove sarebbero poi diventate parole di senso compiuto frasi concetti....ma senza riuscire and entrarvi, facendo un tappo frusciante e confuso. per fortuna ero piccola minuta fragile e terrorizzata: il panico mi prendeva per mano con respiro affannoso sudore occhi spalancati e crampi e il piu delle volte in quello stato venivo mandata a posto e l'interrogazione ripresa piu tardi.
ho capito solo tanto tanto tardi che finche facevo quel muro le cose che studiavo non sarebbero mai entrate dentro di me. io non le volevo e loro erano cose che restavano appiccicate con lo sputo e ceh appena asciutto si staccavano e se ne andavano via, perdendole. eppure c'era tanto di bello in quel che studiavo. io lo vedevo ma non lo volevo ammettere.... ero piccola l'ho detto.
a poco a poco ho capito con grande dolore che se non avessi avuto da studiare non avevo null'altro da fare. è stata una scoperta terribile per me. una ferita straziante. la consapevolezza di aver perso un   la giovinezza la spensieratezza .... se non avevo da studiare stavo ferma a guardare fuori dalla finestra e basta. non mi interessava piu studiare. non avevo piu amici con cui uscire, a cui telefonare, non avevo piu portato avanti al mia passione per il disegno e non ero piu capace....non sapevo piu dipingere o suonare .... allora mi misi a studiare con una tristezza  da orfana nell'anima. disperata. ho iniziato a studiare per riempire le mie giornate di qualcosa. ho inviato a ripetere ad alta voce facendo finta di spiegare le cose ad una classe inesistente. ho pensato che mi sarebbe piaciuto insegnare....ma poi ritraevo il pensiero per tenere lontano il dolore e il ricordo di aver lasciato danza mezzo anno prima di aver conseguito la abilitazione all'insegnamento. ho fatto una rivoluzione, la prima. ho messo quello al centro, e il resto a margine. è stato doloroso, difficile faticoso triste. ma poi ha portato ai risultati che volevo. all'università sono arrivata a sapere quanto studiare per avere un certo risultato. non avevo altro da fare, ero diventata una macchina da studio e mi piaceva. da li la mia risalita.

ieri pensavo che i ragazzi di oggi non avranno questa spinta. se non studiano  hanno sempre qualcosa da fare. un gioco, un messaggio un posto da visitare virtualmente con google earth. .... devono avere un sacco di forza in piu, i ragazzi di oggi. forza di volontà per resistere alle sirene ammaliatrici di minecraft & company, sempre pronto a riempire il tuo momento di noia al tocco di un dito. 

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