mercoledì 28 ottobre 2009
cumulo
la mia vita, guardata da una certa angolazione, mi sembra un cumulo di errori. Eppure dovrebbe...potrebbe essere così facile, essere felici.
martedì 20 ottobre 2009
di Daniele Benati
c'è quell’incanto [...] quando sei perso, quella tensione che fa sì che ogni cosa che vedi diventa importante.
mercoledì 14 ottobre 2009
parola
usare una parola sonora unicamente per l’effetto armonico.
venerdì 25 settembre 2009
genio
"Malpensa dà l’impressione che tutti gli scarti della ricostruzione della Germania est - tutto ciò di cui c’era bisogno per cancellare le privazioni del comunismo - siano stati accumulati sul luogo in gran fretta seguendo un progetto vagamente rettangolare per formare una pasticciata sequenza di spazi deformati e inadeguati, apparentemente voluti dai governanti dell’Europa estorcendo una quantità illimitata di euro dai fondi regionali della Comunità per causare infiniti ritardi ai suoi turlupinati contribuenti, troppo occupati a parlare ai loro cellulari per accorgersene."
[Rem Koolhaas, Junskspace, a cura di Gabriele Mastrigli, Macerata, Quodlibet 2006, pp. 95-96]
giovedì 25 giugno 2009
santa vittoria
io ho nel cuore una casa nelle langhe della provincia granda, una casa che potranno abbattere e ricostruire e abbellire e modificare e sviscerare e proteggere e rifare e addomesticare, ma nel mio cuore quella casa non andrà mai via. ha fondazioni solide di tufo odoroso e radici di nocciolo, flessibili. ha odore di minestra e di frittelle di fiori di zucca, e di quella polvere bianca che ricopre i muri di campagna quando non ci vai per un po' di umido e fresco, quando fuori il sole è così feroce che fa tremare l'aria sopra la strada e anche le acacie stanno molli molli con le fogliette tonde tutte pendule e flosce. ha le persiane di un blu nato per caso, e i vetri della porta rotti, e la zanzariera alla porta per poter lasciare aperto a tutti fuorchè le mosche, chiusa da un chiavistellino di ferro che sa di romanzo, di passato, di nostalgia. ci torno spesso in quella casa, fresca e mangiata dalle ragnà, che devo farmi coraggio e non guardare su, per andar oltre la porta. e anche l'orto vado spesso a calpestare, con il pergolato di uva rosa dai chicchi duri che sembrano sempre acerbi, e la rosa bianca solitaria e orgogliosa e, poco oltre, il cespuglio immenso dei rosmarini di principina, i rosmarini che solo il nostro amore ha fatto radicare e crescere e che a toccarli con le mani lasciano il profumo del mare sulle dita. e vado poi in mezzo ai pomodori dalle foglie profumatissime e pungenti, e le carote e i fiori gialli di ciapinabò, e le zucchine immense con le spine ovunque. e sul sentiero poi, l' albero di albicocche che la neve aveva spaccato in due a toccare la bolla di resina che gli cresceva nel mezzo. al fuggire di un gatto tra le piante di fragole e l'erba cerea, il susino generoso, a raccogliere i frutti appena quando cascavano, altrimenti eran dolori sradicare i susini appena germogliati, ché han la radice lunga, un ramasin una pianta diceva lo zio. e i due cachi imperiali, spogli antichi e ridenti di frutti dolcissimi succosi pieni di api.
ma io non voglio stare da sola nella mi a casa con il patio con la panca fatta di assi e basta. il mio patio è fatto per trovarsi la sera, quando rinfresca con le sedie tutte diverse che ciascuno porta la sua dalla cucina a parlare e giocare a scala quaranta e guardare le lucciole e sentire l'odore del ceppo che brucia e gustarsi il tepore del golfino sulle spalle e le grida dei topini che corrono nella campagna. e si parla piano non so perchè come se potessimo dar noia a qualcuno, che poi non c'è nessuno oltre a noi. così mi piace, che si fa il giro del castello abbracciati per non dire di aver paura in quella strada senza lampioni con i rami che sembrano mani. e la mattina dopo poi tutto è passato e ci si prende e ci si butta nel fiume per il solo gusto di aversi tra le dita, ma la sera, la sera di settembre è bella. vorrei che fosse sempre sera di settembre, quando fa persin piacere pensare di tornare a scuola, di tornare a casa, ma ci si sente già un po' soli, senza i gatti, i maggiolini, i topini di campagna. quando infilarsi sotto le lenzuola e tirar su il copriletto è come l'abbraccio di un amico.
domenica 14 giugno 2009
decoder
non voglio comprare il decoder e voglio vivere nell'ignoranza e nella ingenuità di un mondo più buono.
voglio fare il controgiornale, in cui pubblico solo notizie belle.
voglio andare a correre nel parco ed essere splendida
voglio fare il secondo anno di recitazione e tornare là sopra nelle luci che ti sciolgono la pelle, ed essere non-io e giocare
voglio fare una cosa piccola ma importante per chi amo,
voglio fare il controgiornale, in cui pubblico solo notizie belle.
voglio andare a correre nel parco ed essere splendida
voglio fare il secondo anno di recitazione e tornare là sopra nelle luci che ti sciolgono la pelle, ed essere non-io e giocare
voglio fare una cosa piccola ma importante per chi amo,
voglio che chi se ne frega se gli altri mi detestano, io voglio essere IL PAZZO CONTRO MANO!
conigli bianchi
noi qui facciamo grandi passi avanti...l'estate troneggia satireggiante con i suoi dardi infuocati che tolgono i fiati, noi sudiamo e languiamo in attesa del mare, lavoriamo poco alacremente, ci diamo pena per una crisi che non dipende da noi se crescerà o svanirà come un fuoco fatuo, ci forziamo di prendere decisioni importanti per sentirci più grandi, ci pentiamo di avere per la testa invece che le cose più importanti, le piccolezze, i conigli bianchi, le microfelicità.
mercoledì 3 giugno 2009
frizzanti
ecco, io sono così. così come dici tu, che alla mattina ho mille cose da fare e poi le lascio tutte a metà. anche solo far le pulizie: sono un disastro....riordinare? non so neppure come si faccia....se comincio poi a pulire la libreria, non ne parliamo....mi areno sul primo libro un po' vecchio a sfogliare e ricordare (che io i libri non li leggo solo, li annoto disegno commento ricordo piego segno.....) e finisce la giornata con la libreria ancora impolverata i libri tutti in giro e io magari che singhiozzo su "piccole donne" come un milione di anni fa! e va be' basta saperlo, no? io ste cose le faccio solo quando sono sola, almeno nessuno vede quanto sono sdatta.....almeno ho tutto il tempo, che a me non mi importa mica di andare a dormire con il letto sommerso dai libri, ma se c'è qualcun altro.....e poi commentare, e dover parlare, anche di altro. ché a me sembra che a parlare poi i pensieri se ne vadano con la voce, con il fiato escano e non sono più dentro la testa. non fanno più effetto, se prendono aria, come le pastiglie frizzanti. e ioli voglio frizzanti invece, che quando sono a letto sprigionino tutto il loro incanto.
forza
la morte ha un odore persistente come l'aglio. resta attorno, sta attaccato anche dopo tanto, ti cambia. ti capisco. ma poi fa un effetto, strano. dà una forza, sai? la forza per mettersi in gioco, per buttarsi. non subito, eh: subito sembra di essere sospesi dentro una bolla di sapone. sembra tutto folle, ci si guarda attorno a chiedersi come sia possibile che tutta sta gente vicina, o anche lontana, non senta l'angoscia, la mancanza.....poi passa. a poco a poco. e ci si sente persino colpevoli di non provare più tanto dolore, di non star più per soffocare....adesso.... a volte ci si scherza persino....perchè poi, alla fine, loro sono li con te. e sanno. poi a volte sono così come dici, con tutto il mondo che mi passa sopra, non credere....sono momenti.
mercoledì 22 aprile 2009
il primo giorno di scuola
Io non ricordo niente del primo giorno di scuola. all'asilo non ero andata: ero sempre malata, ma ricordo ancora oggi i momenti rari in cui ho potuto giocare con bimbi diversi da quelli che mi circondavano nella mia famiglia. non ricordo i loro nomi...sono lì, dietro lo strato più esterno della mente, ma non riescono a venir fuori....Michela forse....e un altro bambino. giocavamo a giochi bellissimi, che prima stavano solo entro la mia mente. del primo giorno di scuola ricordo il muro dell'aula su cui si apriva la porta, di muro sotto e di vetri sopra, tutto stipato di genitori commossi, piccoli, spaventati. ricordo lo sguardo buono della maestra Margutti (di cui ho ancora stampato in mente l'indirizzo, la prima persona a cui ho scritto una lettera) mentre si chinava su di noi mordendosi nervosamente una guancia e diceva "gioia". ricordo le pagine di barrette inclinate, dritte, distese, colorate...le pagine di cornicette... ricordo gli album "roselline" e il mio grembiulino, e la frangetta sugli occhi e le calze che mi segnavano di rosso il polpaccio e facevano prudere. e non potersi grattare. ma soprattutto ricordo le corse all'uscita, quando l'aria è carica di primavera e noi lasciavamo le cartelle alle mamme e i grembiuli e ci perdevamo in una corsa senza più fiato fino al primo semaforo, all'angolo di quella via dove fermava il 69. e poi per mano attraversare. il fratello di Elena sapeva già leggere!
venerdì 27 marzo 2009
cuore
forse, boh? forse mi sento vuota.
o forse no.
è come se non fossi io, e mi guardassi dal di fuori, e da fuori mi vedessi camminare e parlare al cellulare, o guardare fuori dai finestrini. e odio quello sguardo che ho, sempre un po' velato di malinconia. lo odio, non lo riconosco come mio. io non sono così.
eppure sono io.
e ora tutto quel che faccio si sbriciola. non so...è come se fossi spenta. le cose che accadono accadono nel momento sbagliato. in ritardo di pochi giorni, o di pochi istanti, o in anticipo o lontano anni...
e poi lavoro lavoro e non ottengo niente. solo complicazione di cose che prima erano più semplici, lo erano. e ogni cosa che costruisco viene fermata a metà e crea difficoltà.
è come se fossi trascinata, non fossi più io a trascinare. anche le mie canzoni mi annoiano!
le mie canzoni....e non scrivo cose nuove. cioè scrivo, ma sono sogni, cose che avrebbero potuto accadere, cose che non accadranno mai, cose assurde, cose inutili. cose che riempiono l'anima fino a soffocarla, che non la fanno respirare. un abbraccio troppo stretto.
e non so più abbracciare e accogliere, e sto diventando dura. e non sento più il cuore. lo sento solo battere.
venerdì 6 febbraio 2009
sai che c'è?
bisogna vivere con la testa china. andare avanti passin passino. non farsi prendere dalla voglia di avere fiducia in un altro, per il fatto che è magari tuo fratello, o che è passato sulla tua strada qualche istante prima. bisogna camminare chini. pensare solo a se'. non guardarsi attorno, non aver bisogno di nulla. non chiedere nulla, non chiedere a nessuno. non creare la mancanza per non sentire il vuoto. un vuoto che risucchia, che non si può riempire, che nessuno riempirà mai. e che nessuno riempirà per sempre. bisogna non abituarsi ai sorrisi, al calore, alla mano altrui dentro la tua, sulla tua spalla. all'ala di un ombrello che ti ripara la testa. bisogna non abituarsi a condividere, non sperare nemmeno di condividere. non abituarsi a spartire il peso, ché il peso è sempre e solo tutto tuo.
ma sai cosa c'è? c'è che io voglio invece spartire e sorridere e prendere per mano. voglio essere io a farlo. anche senza che gli altri lo facciano, solo per farlo, solo per me.
voglio morire da viva
stanno morendo un sacco di persone. o sono morte. di cancro. in modo orrendo. io non voglio morire così. io non voglio morire aspettando, aspettandoLA. io voglio che qualcuno mi investa, che mi prenda un infarto che...io non voglio morire così, deforme inerme assente ottusa io voglio morire da viva!
doppia
in realtà se ci penso mi vien freddo a pensare che manca poco a un anno. come il tempo scorra velocemente io non riesco a farmene una ragione, non mi ci abituo. che lui vada sempre, qualunque cosa succeda.
io non so veramente come sto. a volte bene, a volte mi sento accartocciare e morire in fretta come una foglia nella stufa. all'inizio mi sembrava di stare dentro il buio, dentro l'acqua, sulla faccia, ovunque, attorno, soffocante. adesso a volte sono felice, ché mi sembra di vivere le cose il doppio, anche un po' per lui. sono anche felice il doppio, come se fosse me. come se ce l'avessi sulle spalle, o dentro l'anima. i miei occhi doppi, le mie mani doppie e quel che sento io lui può sentire.
l'anno
ho aspettato tanto la fine del 2008 che non mi par vero che adesso siamo nel 2009! non faccio neppure confusione, ché gli altri anni per giorni e giorni mi confondevo e scrivevo le date con l'anno sbagliato. adesso no. sempre giusto.
lunedì 12 gennaio 2009
2009
spero che il 2009 sia un anno sereno e nobile, con tante cose che danno alla vita un senso, una ragione per viverla bene, a fondo, tutta, anche i dolori, anche le lacrime, tutta tutta, come si deve fare.
che non si abbiano rimpianti, che i rimpianti annebbiano, rendono opache le cose, quelle del passato e quelle a venire, anche.
giovedì 8 gennaio 2009
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