giovedì 14 maggio 2015

ascolto



qui tutti siamo disposti ad ascoltare, ma nessuno sembra disposto ad ascoltare noi! com'è? un mondo di "cattivi"? o forse siamo noi che non sappiamo più raccontare? che non ci sappiamo aprire con onestà?rispondere, riprendere... spesso mi capita di trovarmi a raccontare, quando mi ero ripromessa di ascoltare e basta! ma in fondo l'ascolto senza il dialogo che ascolto è ? un ascolto passivo e non partecipato! no! io non vorrei un ascolto così!
riflettevo che se capita di subire un lutto e se la persona perduta era molto cara, dopo poco tempo, davvero una settimana o poco più tutte le persone che attorno si stringevano appena avvenuta la tragedia, spariscono. non hanno più voglia di ripensare a quella morte: la vita continua la loro vita continua ...ma chi ha subito il luttonon vuole che la vita continui senza la persona che ora non c'è più, e ha grande voglia e bisogno di parlare di quella persona che ora gli manca, ogni giorno, per non pensare che davvero non ci sia più, ha voglia di ridire il suo nome, di ricordare con gioia i momenti belli passati insieme di ripensare anche ai momenti tristi, per non farlo andare via così presto...ha paura persino di non ricordare più il suo volto, il suono della sua voce, il modo di arricciare le labbra, o di inclinare la testa... ha bisogno di parlare di questa persona ormai angelo tanto, sempre......perche non poterne neppure più parlare è una cosa enorme, una perdita nella perdita, una perdita al quadrato! ma gli altri non hanno nessuna voglia di rivangare questo dolore e si allontanano. 
anche io sono così, lo so....devo pensare e sforzarmi per non essere egoista, devo decidere che anche se non mi sento in vena di ascoltare sempre la stessa solfa per me noiosa.... ascolto. forse in questo caso l'ascolto non è molto partecipato ma dare la possiblità l'altro di condividere un dolore, è qualcosa che non può essere messa in secondo piano, soprattutto rispetto a me, che in quel momento sono la parte "forte".
io credo che per ascoltare ci si debba davvero mettere in ombra, dimenticarsi dei propri problemi e pensare solo ai problemi dell'altro. questo da una parte aiuta tantissimo a non pensare più a cosa ci tormenta, ma dall'altra mette in crisi perché a volte una persona ci parla di cose che per noi sono davvero ridicole......eppure dobbiamo pensare che se lo fanno soffrire per lui non sono ridicole affatto....anche quando quella persona è un bambino! soprattutto quando quella persona è un bambino! credo che il ruolo dell'ascoltatore sia molto delicato, deve ridimensionare il problema dell'altro senza sminuirlo troppo nella sua importanza...deve ridurre il "guaio" da superlativo assoluto, a superlativo relativo! 
e non è affatto semplice!



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