martedì 19 maggio 2015

abisso


di fronte ad una diagnosi infausta e disperata credo che ogni singola molecola del nostro essere si scolli dall'altra, credo che la sensazione sia quella di disintegrazione. nulla che ci tenga insieme, la distruzione come la disperazione. io mi sentirei così credo. quando ho avuto al certezza di aver dimenticato una cosa importante come una spesa ingente fatta, sicuramente discussa, come fanno tutti i coniugi, la sensazione è stata quella. e poi di seguito molto veloci, i pensieri di ciò che potrà accadere. il quadro più terribile, ovvio. afasia è la parola. non sapere il significato delle parole dire parole incongruenti, non poter leggere, non capire. è il giusto contrappasso di una vita spesa attorno alla parola. dal lungo logorante studio al liceo classico, al resto della vita professionale e spirituale tra la passione per le lingue, l'editing-per-diletto il canto la scrittura la lettura vorace, l'importanza vitale delle parole, l'affermazione che i sinonimi non esistono, che mi accompagna da sempre!  sarà il giusto contrappasso. sgretolamento è la parola, l'abisso che mi guardava era l'abisso della non comprensione. i miei figli che mi parlano e io non comprendo cosa mi stiano dicendo. io che vorrei dire loro che li amo ma le parole che escono sono insalata-automatico-pappagallo. e la disperazione. l'amore deve essere mostrato, altrimenti non avrà senso vivere. l'amore non può essere solo parole, deve essere colazioni preparate, deve essere letti fatti bene, lenzuola profumate camice stirate candele accese in chiesa per l'interrogazione l'esame l'amore deve essere condivisione viva, non parola. non dire ti amo. apparecchiare con tovaglie pulite e posate lucide, preparare piatti sani e gustosi, per lasciare all'altro il tempo di rilassarsi, correre per esserci, rinunciare, sbattersi, organizzare momenti di crescita, comunione con gli amici, nutrire lo spirito, lasciare spazio, curare l'altrui salute, ricordarsi. l'amore è segno, atto.

ho letto una frase che mi ha fatto capire delle cose. la frase era "In pochi giorni o in pochi attimi, con l'aiuto di una persona che permetta alla disperazione e al dolore di esprimersi, il malato può anche comprendere la propria vita, seguirne il filo rosso, appropriarsi del senso della propria esistenza, ne manifesta tutta la verità. Anche un solo attimo può illuminare la storia di tutta una vita." 
ecco cosa è accaduto. eppure l'aveva detto e io non l'ho capito. la disintegrazione della diagnosi atroce aveva lasciato un cumulo di sabbia inerte. gli occhi di suo figlio che guardavano enormi. lo sgomento dell'eternità senza di lui. l'abisso incommensurabile del mondo che gira e fa venire le vertigini a guardarci dentro. perchè ormai non si è più parte di esso. guardare la propria vita dall'alto come non fosse più la propria vita, muovere se stessi come il personaggio di un gioco. da bambini. non avere paura. 

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