lunedì 10 giugno 2013

niente

è sempre stato così: il mare è affine alla mia anima in perenne movimento, allagata, salata. fin da bambina ricordo che anelavo l'attimo in cui il triangolo azzurro sarebbe apparso scintillante tra i monti delle alpi cozie, galleria dopo galleria (che con i miei fratelli cercavo invano di contare). e dopo ore di auto, nausee e caldo, non mi ci buttavo, no, ma mi rifugiavo tra le dune di sabbia per guardarlo e non fare altro, e individuare nell'infinito distendersi della sua superficie le onde bianche lontane e le secche che rendevano l'acqua grigia. era un rito, lo so, da bambina. era come se dovessi salutarlo, ché dovevo dirglielo che ero arrivata che non mi annegasse, che non mi spaventasse. andavo li e lo guardavo acciambellata. 
ecco...anche adesso che sono grande mi piace e mi da pace il rumore del mare. non sento più tanto l'odore, lo confesso che lo cerco ancora ma non lo trovo più, coperto dallo smog e dalla povere, ma il suo rumore mi culla come una nenia, e nel suo rumore mischiato alle parole di tanta o tantissima o poca gente distesa, io sto bene. mi anniento mi dissolvo. mi sembra di non essere più niente. che pace. 

2 commenti:

  1. devo postarti una cosa che ho scritto da ragazzina... con questo post me l'hai ricordata come se le tue parole fossero quasi mie.

    RispondiElimina
  2. mi piacerebbe leggerla grazie! come stai?

    RispondiElimina