mercoledì 10 aprile 2019

Venezia

sono andata a Venezia. 



lo so non c'è nulla di strano, ma tra le mille mete per una gita, venezia è sempre stata quella che ho scartato con piu leggerezza. non sono mai stata rapita dal suo fascino, non ho mai subito il richiamo ammaliante delle sue isole scintillanti come sirene. non so...non andarci non mi ha mai pesato. e ci sono stata eh, non lo dico senza sapere: ci sono stata piu volte, due o tre, non ne tenevo neppure il conto, tanto mi era indifferente. 
poi  abbiamo deciso di fare una fuga tra amiche e le proposte erano state tante....troppe per decidere. e alla fine venezia ha vinto. venezia vince sempre, dovrei dire.
forse sono state le amiche a renderla così dolce e accogliente, ricca di vita semplice al tatto, al di la dello sfarzo e dell'esagerazione che ostenta? o forse sono io che sono piu disposta ad accogliere, a perdonare. 
siamo arrivate dopo pranzo in una stazione normale....avremmo potuto essere a pisa a cuneo... in una località qualunque, nulla, a santa lucia,  fa pensare di essere a venezia, proprio a venezia....solo fuori inizia la magia. 
Il silenzio è il piu assordante benvenuto che questa città sospesa dona a chi la guarda con curiosa attenzione. il silenzio che manca ormai ovunque. e lo scintillio che rende liquida ogni cosa: tutti i vetri ogni locale ogni finestra le insegne le piastrelle le pietre. tutto sembra stare per sciogliersi, come nella calura che fa tremare l'aria, anche se poi il cielo quasi quasi si copre e a tratti piove...acqua nell'acqua, un dialogo eterno costante.....nel sole del mezzogiorno la piazza san marco sembra tremare e dissolversi scivolare tra le due colonne e andare via, gettarsi nel mare con tutta la gente che passa e che sosta e le guide con le bandierine i cani gli inglesi con i sandali le bancarelle di magneti e i mendicanti.


i colori sono fluidi, disciolti troppo nel riflesso della laguna, le musiche sono diffuse, da ogni chiesa esce una voce di organi di violino o di canto le campane che accompagnano i passi il rumore della gente che parla le mille lingue del mondo, tutta qui. 


 e i sestrieri sono lunghi nastri argentati con numeri enormi che fanno sorridere.... e tutto è unito dalle dita di mare che entrano nella città e prendono il posto delle strade e cancellano le auto e i camion e i suv e i parcheggi in doppia fila o le rotonde e in fondo non ci sono così tante barche come le auto a torino...chissà cosa mi aspettavo di trovare, il traffico i clacson...tutto inghiottito dallo sciabordio e dalle risate poliglotte della gente. 

panorami toglifiato ti lasciano a bocca a porta ad ogni svolta del vaporetto, e mi stupisco di come sia facile abituarsi a viaggiare così dondolando, liberi di scartare un ostacolo o di fare una curva piu larga...come sarà la scuola guida qua  in laguna? a 18 anni i ragazzi imparano a guidare una barchetta a motore? e le famiglie che mezzo hanno? come è la vita qui? non credo sia come la nostra, troppe cose sono diverse da me, il fatto di camminare tanto, le scalette che disseminano di passi la città... la spesa del sabato costa fatica...non puoi decidere di andare in auto a farla...

e non ci sono piu piccioni ma tanti tanti gabbiani 

 
e la gente tranquilla che scende dai vaporetti come noi scendiamo dai pullman con il biglietto in mano.  e, si, le case putride ci sono, fatiscenti con i fili elettrici che pendono tristi verso l'acqua e la risalita della muffa sotto i ponti e sugli scalini e sulle pareti delle case appena fuori il canal grande. ma non sono piu quelle, che si fanno notare. sono le vetrate le piastrelle luccicanti delle facciate moresche delle case i balconi ridondanti glicini le vetrine degli artigiani preziosi lo spritz in piazza le campane a festa la segnaletica per le barche.




 e il silenzio



Nessun commento:

Posta un commento