giovedì 1 dicembre 2016

orfani

in questi giorni mi trovo a parlare con altri genitori o nonni affrontando il tema dei ragazzi e del loro stile di vita, di come sono cambiate le famiglie....di come è cambiata la scuola e la società. qualcuno dice che certe cose ci sono sempre state, per esempio che anche quando eravamo piccoli noi c'era chi andava in giro con i pantaloni strappati. o con le maglie con l'orlo sfatto, o con i capelli blu o fucsia. 
è vero, c'erano. andavano in giro per la città in gruppi, minimo due o tre, con scarpe che sembravano stivali militari, cattivi, conte borchie lucenti e le catene che tintinnavano a ogni passo. avevano pantaloni aderenti e neri  strappati come se fossero fuggiti da una lotta, e per un pelo si fossero salvati. avevano spesso due o tre maglie una sopra l'altra, a volte oversize, spesso con gli orli sfatti, avevo capelli mal messi, raccolti in modo arruffato, le ragazze, con fasce di recupero, elastici da cancelleria, nerissimi. a volte blu. avevano facce bianche, occhiaie marcate occhi pesantemente  truccati di nero, anche i ragazzi. ma loro lo facevano per un motivo loro erano il simbolo di una lotta, erano i sopravvissuti, erano quelli che lottavano per la loro libertà di esprimersi o per la libertà di esprimersi di qualcun altro. il loro pallore era il simbolo della prigionia i loro vestiti sdruciti il loro sembrare sempre sul punto di collassare per terra, tanto erano magri, emaciati sdruciti e forati da piercing vari, era l'emblema della loro guerra spesso interiore. io non mi sono mai sentita punk o dark, mi sono sempre sentita in imbarazzo nel mostrare le mie guerre al mondo, ma li capivo, capivo la loro lotta la loro guerra anche per me e a volte li invidiavo per il coraggio con cui sbandieravano al mondo degli anni '80 il loro combattere. 
adesso non è più così, i giovani-e i meno giovani, con conseguenze immaginabili- questi simboli sono significanti vuoti, come le conchiglie morte sulla spiaggia.
alcuni dicono che è più giusto così, che i genitori di una volta erano troppo padroni, incutevano un timore così reverenziale che spesso i figli non osavano fare le cose più banali alla luce del sole, e le facevano di nascosto, non osavano esprimere i loro sentimenti e bisogna e si è dato origine a una generazione di depressi, costretti a fare il lavoro del padre per il non coraggio di esprimere la propria inclinazione, costretti a sposarsi con donne o uomini che non amavano, ammettendo e accettando un tradimento continuo se non con il corpo di certo con il cuore, lontano distante con altri, o con nessuno, ma certo con il sposo o la sposa imposti. 
così ora i genitori sono allo stesso livello dei figli. gli adulti sono allo stesso livello dei bambini. e i bambini sono all o stesso livello degli adulti. i ragazzi in aula si sentono in diritto di dare del tu agli insegnanti, di parlare loro come tra amici, infrangendo con un monosillabo l'autorità della maestra, del professore. si sentono autorizzati a cantare, a parlare in aula come fossero a casa, infischiandosene se l'insegnante spiega, senza cercare di nasconderlo, senza percepirlo come un errore, ridendo se l'insegnante interroga e li trova impreparati. perchè? non è per la scuola, credo, forse sono le famiglie... queste famiglie ormai deresponsabilizzate, prive del piacere di prendere delle decisioni, di sbagliare anche, ma tutto con le proprie forze. 
ormai lo sappiamo i giovani non lasciano le famiglie di origine prima dei 30 anni. se si sono laureati, prima di riuscire a pagare la casa in cui vivere con i soldi guadagnati con il proprio lavoro, dovranno aspettare in media dai 5 ai 7 anni (parlo delle rate di un mutuo eh....). e nel frattempo? hanno comunque voglia di crearsi una famiglia propria, di lasciare il nido paterno. perciò si trovano giovani sposi sotto l'egida di mamma e papà ancora per molto tempo, dipendenti da loro, dal loro denaro, e quindi moralmente e effettivamente non autonomi. fanno dei figli, affidandoli ai propri genitori perchè oramai il nido non lo paghi, se non si lavora in due....e poi lasciare il lavoro è una decisione troppo difficile da prendere, e non allenati a prenderle non la prendono neppure in considerazione. e così ecco i figli, al cospetto dei loro nonni, di fronte ai quali i loro stessi genitori hanno il medesimo  atteggiamento di dipendenza morale. il ruolo dei figli e quello dei genitori si sta livellando, come possono i figli capire che devono rispettare gli adulti ? come possono capire che se in aula per qualche arcano motivo che io non capisco e non condivido hanno il cellulare in tasca non possono usarlo per farsi le foto durante le lezioni o per vedere i film degli youtubers, ma devono tenerlo spento e nascosto? e non è neppure che anche i professori devono farlo, non lo è, perchè i professori sono gli adulti e loro sono SOLO dei ragazzini. gli adulti dovrebbero OVVIAMENTE avere la decenza di non comportarsi in modo maleducato e di tenere ben presente il loro ruolo di educatore, ma i ragazzi devono sapere che gli adulti possono avere il cellulare ma loro NO!
perche poi in fondo è solo questione di essere o non essere educati....e l'educazione, la BUONA educazione non è altro che rispetto per la persona e per il suo ruolo. 
certo gli adulti di oggi sono più bambini dei ragazzi. conosco persone che fanno decidere ai figli cosa mangiare la sera o se andare al ristorante o no, o l'ora in cui coricarsi....a volte arrivano al mattino stravolti perchè il figlio voleva vedere un film e a mezzanotte hanno "dovuto" accendere il dvd di qualche cartone animato......
è giusto che un bambino di 3 anni abbia la responsabilità di queste decisioni? certo a noi sembrano piccole cose, ma per loro non sono pesi enormi? secondo me si. decidere se tutta la famiglia esce o no....decidere se tutta la famiglia va o no alla manifestazione.... alla prima lo fa sentire libero, forte, ma poi? non lo fa sentire solo? non lo fa sentire fragile, non protetto, orfano? 
e i genitori? certo la responsabilità di educare un figlio è enorme e il suo peso si sente sempre ogni ora del giorno e della notte, ma è giusto scaricarla sulle spalle di un bambino? secondo me no. 
secondo me i genitori devono prendere su di se il peso di questa responsabilità, guardarla bene negli occhi, vederne la bellezza profonda e terribile, e poi farsene carico, trasportandola pian piano giorno dopo giorno e vivendo accanto ai propri figli non come amico ma come MAMMA, come PAPA'. che sono GIUSTAMENTE  ben diversi ruoli, ben definiti e lontani. i genitori sono il paracarro contro cui il figlio picchia, sbandando nelle prima curve a gomito della vita, paracarro che salva loro la vita. i genitori non possono essere gli amici che sono seduti accanto a loro. perchè il loro compito è stare fuori a contenerli, a smorzare le loro esplosioni. e non è un compito bellissimo questo? perchè delegarlo ad altri, perchè rinunciare, per la voglia di sentirsi ancora liberi. non è più bello prendere una decisione e sbagliare che non decidere affatto e vivere come Miguel* una vita che non si scrive? 

*"il libro della vita" un film che consiglio con tutto il cuore

1 commento:

  1. non ridurrei tutto a questa semplice considerazione, che i genitori non fanno più i genitori e allora i figli fanno il cavolo che vogliono....ci sono genitori che si sbattono all ennesima potenza per dare ai figli una parvenza di famiglia e con la crisi economica, la mancanza di lavoro e di prospettive e la scuola che se ne frega del futuro dei nostri figli, il compito dei genitori non è facile per niente.
    I genitori non sono felici di affidare i figli ad altri, vorrebbero sempre occuparsi dei loro bambini ma non possono: chi riesce a sopravvivere al giorno d'oggi comuni stipendio solo, magari con due o tre bambini? non facciamo del populismo ma sosteniamo invece le famiglie e la genitorialià!

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