l'arduo cammino parte del se', indubbiamente, dobbiamo guardarci, osservarci…..dobbiamo volgere lo sguardo su chi siamo senza paragoni. non dobbiamo pensare di dover essere in confronto con altri, dobbiamo riconoscere cosa e chi siamo in senso assoluto, tra due lineette, ne' più ne' meno. dobbiamo accettare cosa siamo, dobbiamo fare un progetto su di noi, un percorso di vita, di cambiamento forse di evoluzione certo….è nostro dovere migliorarci, considero deplorevole affidare a qualcosa al di fuori di noi il compito di farci cambiare….di farci crescere….è nostro dovere occuparci di noi. come possiamo saperci occupare degli altri, fossero anche solo i nostri figli, se non sappiamo come occuparci di noi stessi? (per questo non accetto i sacrifici assoluti quello spirito di autocastrazione di origine arcaica che soffoca i bisogni personali per soddisfare i bisogni altrui….)
ma siamo esseri sociali, e dobbiamo aprirci agli altri. io sono convinta che se si credesse un po' di più si avesse un po' più di fiducia negli altri, tutti insieme si creerebbe un posto migliore in cui stare. ma non ci fidiamo, abbiamo paura….e siamo sordi e ciechi nei confronti degli altri...allora? non si è leali e si fa prima. si accetta solo il proprio punto di vista, e tutto il resto è negativo! e' questo ciò che avviene in genere….ecco, non è così che si è leali verso se stessi, e neppure verso gli altri. bisgona conoscere e per conoscere capire e per capire aprirsi e per aprirsi conoscersi per riconoscersi in quel che si comprende e non mischiarsi, sapersi estrapolare….
per aprirci al prossimo un buon esercizio è di tipo teatrale. l'immedesimazione….bisogna interpretare l'altro, cercare di vivere la sua situazione, comprenderlo nelle sue affermazioni e azioni, capire da dove vengono il motivo che le hanno scaturite….è un esercizio difficile ma antico come la saggezza degli indiani d'America che con il sapere delle polverose terre del west dicevano che "per POTER giudicare una scelta di un uomo devi camminare per un mese nei suoi mocassini". e per passare da una citazione etnico aulica ad una pop(-olare) direi che è necessario, prima di giudicare, pensare (f.moro docet)! e occhio che giudicare non vuol dire solo "esprimere" quel giudizio. possiamo anche solo pensarlo senza mai esprimerlo, ma ci condiziona comunque….ce ne accorgiamo subito anche da soli! il giudizio è ciò che io chiamo ETICHETTA, che resta addosso alla persona a cui l'hai affibbiata e alla fine non vediamo la persona ma leggiamo l'etichetta. noi dobbiamo togliere le etichette, e cercare il bene. sono certa che in ogni uomo (e donna) ci sia il bene. e sono certa perché lo vedo ogni giorno, che chi conosce il bene cerca il bene e trova il bene, e chi conosce il male e l'invidia e la vendetta trova il male e null'altro. perché vediamo ciò che conosciamo. non ci credete? andate in un bosco con i vostri figli o mariti o mogli o amici…., guardate gli alberi che vi circondano….poi tornate a casa e parlate di ciò che avete visto con loro. ciascuno racconterà cose diverse…in un bosco in cui sono stata con la mia famiglia io ho visto delle querce qualche ippocastano molte betulle molte primule e violette della malva fughi a profusione achillea menta e timo e arniche fiorite e calendole e muschi e licheni di tre colori, il fagiolo selvatico e le edere l'alchemilla i girasoli la ruta…..mio figlio ha visto le margherite e i grilli qualche processionaria uno scarabeo le vespe e le api tanti bruchi alcuni verdi e alcuni gialli , una quantità innumerevole di farfalle in genere a coppie….e degli scoiattoli. mia figlia ha visto erba profumata e arbusti secchi e due torrenti, more e fragoline saporitissime qualche lampone selvatico e delle meline brutte ma buone. mio marito avrà visto nuvole di ogni forma e colore, montagne innevate, cascate e rocce dalle forme strane, che fanno ombre particolari con il sottobosco e persone che lo invidiano e che cercano di fregarlo in ogni modo. eppure siamo stati insieme, nello stesso bosco, nello stesso momento.
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